29 marzo 2013

Nonne e Olive all'ascolana senza glutine

Mia nonna materna, pur avendo abitato sempre a Napoli, era palermitana al 100%.
Da buona siciliana era attaccatissima ad una serie di rituali culinari che onorava mantenendosi sempre in bilico tra il piacere e il sacrificio, per esempio la preparazione  delle pastiere pasquali era una specie di tragicommedia che iniziava almeno due settimane prima della Pasqua, perché mia nonna ci aveva il pensiero della fatica che avrebbe dovuto fare.
Pur essendo naturalmente votata al dramma, mia nonna aveva delle inclinazioni davvero particolari: per esempio era un'amante del trash food. Non c'era schifezza o cibo sintetico degli anni '70-'80 che lei non abbia comprato: patatine, merendine, salsette, scatolame... credo che se fosse stata giovane negli anni '90 probabilmente avrebbe sbancato i McDonald e i sushi bar.
Lontana dagli stereotipi della nonnina che fa quotidianamente crostate e biscotti, mia nonna era sensibile all'acquisto di qualsiasi novità si trovasse in negozio. E negli anni settanta, quelli della mia infanzia, di cose nuove ce ne erano a gogo'!
Sono sicura che molti dei coloranti e conservanti in uso a quei tempi oggi si trovano solo come prodotti chimici con una bella capa di morto sopra. Ma allora... allora chi mai badava alle etichette (sicuramente più scarne) o se un gelato ti colorava la bocca di rosso mentre i jeans ti lasciavano le pacche blu per almeno tre giorni?
In quest'ottica di novità comprerecce un giorno mia nonna si ritirò con un prodotto surgelato di ignota composizione: la signora del negozio dei surgelati le aveva venduto queste aulive scolate (letteralmente olive senza salamoia, ah questi falsi amici....) e a stento si capiva che andavano fritte in padella.
Costavano un botto e nella confezione ce ne erano pochissime, forse probabilmente anche questo contribuiva alla loro squisitezza.
Probabilmente le olive all'ascolana surgelate sono state una scoperta di molte tavole italiane negli anni ottanta e quella della mia famiglia non faceva eccezione,  avevamo sviluppato una seria dipendenza da oliva ascolana con somma soddisfazione della nonna...

Io però ero destinata a ben altri incontri...
Quando mi iscrissi all'Università, incontrai quasi subito quella che sarebbe stata la mia compagna di studi per tutto il corso di Laurea. Anche lei aveva una nonna particolarmente prorompente, solo che la sua viveva a Fermo, nelle Marche. La nonna Giorgina, questo era il suo nome, era una vecchina magrissima con una fantastica crocchia di capelli candidi come la neve. Probabilmente il personaggio che potrebbe ricordarmela meglio è   Jessica Tandy in "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno".  E non solo fisicamente, la nonna Giorgina era una grande narratrice di storie e tutto sommato era molto più moderna di noi.

Siccome eravamo studiose ma anche piuttosto zingare, (con un forte spirito di adattamento, il pepe della giovinezza  e la compagnia adatta, abbiamo passato anni a gironzolare per il centro-sud con la scusa di visitare ambienti naturali per i nostri studi in scienze), è capitato più di una volta che ci mettessimo in macchina il venerdì e andassimo a fare una "passeggiata" fino a Fermo.
Era una scusa per viaggiare, allontanarsi da Napoli, godere della campagna e dei racconti arguti della nonna la quale, anche affrontando argomenti drammatici come la guerra, sapeva sempre come strapparci una risata.
Ed è stato proprio durante uno di questi week end marchigiani che sono stata ufficialmente battezzata con la crema fritta (delizia a me fino a quel momento sconosciuta) e con l'originale, unica inimitabile 
oliva ascolana!
Compravamo tutto in un negozio che vendeva pasta fresca e, dopo aver mangiato innumerevoli olive in loco, ne portavamo quintalate in terra campana!
Ovviamente le olive ascolane fresche, comprate a Fermo stavano alle olive ascolane della findus come la pizza di Brandi sta alle pizzettine Catarì! Non so se mi spiego!


Ora se c'è una cosa che non riesco a trovare (con o senza mutua) sono le olive all'ascolana. Non dico fresche, non dico surgelate ma almeno ... mummificate!
Poco male: accendo i miei poteri sglutinati, setto la determinazione celiaca in  mode on...

Olive, sarete presto mie e sarete anche perfettamente gluten free!

Le ricette in rete non sono propriamente di aiuto, sono variegate e diverse tra loro soprattutto per tipo di ingredienti.
Pane o non pane? Chiodo di garofano o non chiodo?
Leggere le informazioni riportate QUA, mi ha aiutato un po' a capire quali siano gli ingredienti tipici delle olive all'ascolana.
Per la ricetta, a grandi linee ho deciso di fidarmi di codesta benefattrice, che si dichiara Ascolana da generazioni e dunque sarà depositaria della Verità olivica!

... Leggendo leggendo già capisco che le mie olive all'ascolana saranno pezzotte: dove caaaaa....spita la trovo io la varietà OLIVA ASCOLANA TENERA citata nelle ricette?
E le carni prodotte in terra marchigiana?
OK, diciamo che già mi potrò ritenere soddisfatta se riuscirò a fare un omaggio alle famosissime Olive riproducendole con ingredienti simili e senza glutine!


Per fare le mie olive all'ascolana senza glutine ho usato questo procedimento:
1 barattolo bello grosso di Olive di Sicilia in salamoia (io Auchan)
300 gr di polpa di manzo tagliata a tocchetti
100 gr di polpa di maiale tagliata a tocchetti
50  gr di petto di pollo tagliato a tocchetti
1 carota
1 cipolla piccola
1 gambo di sedano
due uova
tanto parmigiano grattugiato
farina senza glutine per impanare (io ho usato la biaglut)
pangrattato senza glutine (io ho usato il Nutrifree)
Olio di semi abbondante
Noce moscata (io ho usato quella Cannamela da grattare al momento)

Ho iniziato con un classico soffritto di carota, cipolla e sedano tritati cui ho aggiunto tutta la carne tagliata a tocchetti. Ho fatto rosolare, sfumare con un po' di vino bianco e  poi ho continuato fino a cottura ultimata. Ho fatto raffreddare la carne e poi l'ho tritata nel mixer. Ho aggiustato di sale e ho incorporato il rosso di un uovo, poi il parmigiano e poi un altro rosso d'uovo e una grattugiatina sincera di noce moscata  La farcia è  diventata come una pasta molto ma molto soda.
Poi arriva il grande momento delle olive!
Le olive si snocciolano tagliando la polpa a spirale, non sono marchigiana ma credo di aver ben capito come procedere. Più semplice a fotografarsi che a dirsi!





In pratica questo procedimento permette di levare il nocciolo e poter ricomporre perfettamente l'oliva..  qui si vede bene la "spiralizzazione"

Ripetere il tutto per ogni oliva è un pochino faticoso, però ne vale la pena!








Riempire le olive, invece, mi è sembrato molto più difficile che tagliarle. Ho cercato di mettere tanta polpa quanto il volume dell'ex nocciolo per non avere un'oliva abboffata o smagrita.



E infine le ho passate nella farina senza glutine, nell'albume d'uovo sbattuto e poi nel pangrattato senza glutine. Lasciate riposare per un quarto d'ora e fritte in abbondante olio di semi di arachide.


La fonte da cui ho tratto la ricetta sottolinea più volte che è importantissimo, nella fase di panatura, usare solo l'albume dell'uovo, per preservare l'oliva dalle crepature e per poterla congelare e friggere in seguito. Cosa particolarmente utile, perché con questi quantitativi di farcia (che mi sembravano striminziti) di olive se ne imbottiscono moltissime!
Io ho usato tutto il barattolo (era quello medio-grande) e mi sono avanzate ben cinque grosse "polpette" di ripieno! A questo punto ho congelato non solo le olive superchie ma anche il ripieno avanzato.


L'anacoreta, dopo aver deglutito numerose drupe farcite, ha sentenziato:
"dopo quelle di Ascoli, queste sono le meglio olive ascolane che ho mangiato in vita mia!"



Anche io, detto tra noi, mi sono arricreata.
Sarà stato il desiderio represso, sarà stata la buona fonte ricettifera...
come ho fatto a stare senza per così tanto tempo...
E i villi?
Ah, i miei villi non parlano più! hanno le mandibole talmente impegnate a masticare che non possono perdere tempo a blaterare. Erano troppo piccini quando li portavo a spasso per l'Italia e tutte le cose buone che ho mangiato allora gli sono... scivolate addosso!  Stanno ancora a recuperare il cibo perduto!
Solo uno, timidamente mi ha chiesto: "Ma un Master ad Ancona? Un dottorato sull'evoluzione della tenerezza delle drupe? Un PRIN sui cicli riproduttivi dell'olivo ascolano? Insomma: nun se po' vede' de annarsene alle Marche?"

E intanto che rifletto su come emigrare al centro Italia,
auguro a tutti una Buona Pasqua!
A presto!




Piccolo dizionario napoletano/italiano
Capa di morto: il Jolly Roger, il simbolo dei veleni?
Pacche: glutei

Pezzotte: in napoletano "una cosa appezzottata" è una cosa che cerca di imitare l'originale ma è solo una brutta copia. La parola si usa anche quando la copia è riuscita non c'è male, in quel caso si usa dire "ho fatto un pezzotto", "E' un po' pezzotta ma..."
Abboffata: troppo piena, troppo gonfia

Superchie: quelle che avanzano, l'eccesso

Arricreata: deliziata





17 marzo 2013

TIramisù con le pere e quel tanto che basta di frutti di bosco

 -Quando vieni? - 
-Mamma, non lo so, appena ho un minuto libero passo -
- Ah, quando passi mi porti un po' di savoiardi tuoi? - 
-Sì, ricordamelo, quanti te ne servono? - 
-Due pacchi - 
-OK, li devo comprare, allora - 
-E comprali, me li porti domani? -
-...-

Ho comprato due scatole di savoiardi della Shaer e li ho dimenticati sul tavolo.
Nottetempo qualcuno ha pensato bene di tentare una degustazione... Non so perché i gatti vadano pazzi per i savoiardi, non è così per gli altri biscotti. Al mattino ho trovato le confezioni tutte graffiate e mordicchiate.
Meno male che il packaging del celiaco è resistente!
Ho apparato i buchi con il nastro adesivo e ho portato le confezioni da mammà dove, candidamente, al cospetto di mia cognata, ho raccontato del perché le scatole fossero ridotte così...
Mia madre, divertita ed incazzata, ha osservato che non si offre agli ospiti del cibo che ha subito un... attentato!
Ho dunque scoperto che mia madre meditava di preparare un dolce completamente gluten free per la festicciola che si sarebbe tenuta in serata e, meravigliata da questa scelta, le prometto un altro paio di confezioni... SANE!
Sì, meravigliata, perché mia madre in cucina (e soprattutto nei dolci) raramente azzarda l'uso di un ingrediente sconosciuto.

-Assaggiamoli, va'!- propone mia madre.

I savoiardi della Shaer sembrano più biscottosi di quelli precedentemente comprati e hanno una buona faccia. Mia madre addenta un savoiardo e:
-Mio dio, che schifezza!-
-Mamma, ma quando mai - la contraddico io, masticandone un pezzo - sono ottimi - 
-Ma fammi il piacere! Non lo senti come sono ... allapposi?- (lasciano una fastidiosa patina a rivestire la mucosa della bocca)

-Ma... veramente io li trovo buoni! E anche Wumpus deve averla pensata così!- 
- Che brutto retrogusto. Mi meraviglio del tuo gatto. I gatti scelgono sempre bene e invece... -

La convinco a fare due dolci, uno per me con i savoiardi sgraffignati e aglutinici e uno per tutti gli altri, tradizionale e glutinoso.
Perché correre il rischio di fare un dolce che non piaccia?
A me sembrano come quelli normali ma magari ho già subito qualche mutazione e non mi ricordo più che sapore ha un savoiardo vero... Inoltre non soffro di sindromi da discriminazione, anzi, mi fa piacere che si pensi a rendere il mio pasto confortable. Se la soluzione è tutti insieme gluten free appassionatamente o una pietanza solitaria e personalizzata per me è indifferente.

 Alla fine mia madre ha fatto davvero due tiramisù, ha preparato prima quello per me (con i savoiardi gluten free and very well pawed)  e poi quello per gli altri, in modo da non contaminare la bagna e le farciture attraverso il contatto con il savoiardo nemico...


Questo tiramisù è davvero gustoso, veloce, facile e di sicuro impatto visivo.


Mia madre ricorda di aver letto la ricetta su una rivista... non si sa bene quale, sapete come sono le mamme... (quindi si perdonerà la mancanza di citazione)
E per le proporzioni ha fatto... sapete come sono le mamme? Alcune fanno ad occhio, alcune fanno a capa lloro e anche la mia improvvisa...

Savoiardi senza glutine
Pere (dolci e succose)
Zucchero
Cointreau
tre Uova (separate in albumi e tuorli)
Mascarpone 250 g
Frutti di bosco

Tagliare con anticipo le pere a tocchetti, raccogliere il succo e aggiungere abbastanza Cointreau da insaporire. Aggiustare con zucchero quanto basta.
Preparare la crema: montare tre tuorli con lo zucchero (tanto quanto basta a farli diventare spumosi)
e lavorare il composto con una scatola di mascarpone fino ad ottenere una crema soffice.
A parte montare gli albumi a neve fermissima.
Unire i due composti mescolando delicatamente, dall'alto verso il basso per non far smontare gli albumi

Bagnare i savoiardi nella bagna di succo di pere, quel tanto che basta a farli impregnare senza farli ammollare (e con i nostri senza glutine ce ne vuole!)
Prendere un vassoio rettangolare, della dimensione adatta alle vostre esigenze (e sulla dimesione del vassoio adattare il numero dei savoiardi)
fare uno strato di savoiardi e coprirlo con la crema. Cospargervi su i pezzetti di pera.
Fare un secondo strato di savoiardi e cospargerli di crema

Mettere in frigo e far raffreddare bene
Al momento di servire, guarnire il dolce con i frutti di bosco, precedentemente mescolati allo zucchero (quel tanto che basta per dar loro il contrasto dolce-amaro).
La ricetta originale prevedeva una guarnizione alle fragole ma la settimana scorsa le fragole fresche erano ancora acerbe.
(Non amo molto il sapore dei frutti di bosco ma li ho trovati così carini da fotografare...)

E anche noi ne abbiamo mangiato... quel tanto che basta...
Cioè TUTTO!
E i miei villi, frastornati da un indice glicemico alto quanto il K2, hanno assorbito in silenzio e mi hanno dedicato un sorrisetto ebbro!



13 marzo 2013

La bottega del celiaco (Itinerario celiaco n.1)

-Giovedì -

 La degustazione

Durante la settimana spesso le giornate scorrono ad una velocità talmente sostenuta che mi sembra di aver appena finito di mettermi il fondotinta ed invece mi sveglio di soprassalto mentre tento di assumere pose sempre più improbabili sul divano.

Giovedì scorso, però, sono tornata a casa poco dopo le diciassette. Ho trovato l'anacoreta intento a studiare roba informatica e a cucinare minestra di lenticchie, gatti sonnacchiosi e un soggiorno semplicemente da incendiare...  e mi sono ricordata che avevo ricevuto un invito per una degustazione in farmacia...
La farmacia dove mi rifornisco adesso è poco lontano da casa. Ho rinunciato a malincuore a frequentare quella nei pressi del Policlinico, ma questa è molto più comoda per le mie esigenze.

Giusy, l'addetta all'area gluten free, aveva allestito due tavoli, uno con pizzette, piadina rucola-prosciutto-parmigiano, tocchetti di pane-pizza imbottiti di melanzane, peperoni, salsicce e friarielli e un altro allietato dalla presenza di pasticceria mignon molto variegata, piccole graffes e mini krapfen.
Due simpatici ragazzi illustravano i loro prodotti, invitandoci ad assaggiare un po' di tutto. Che dire... io sono come San Gennaro, non dico mai di no e dopo la prima pizzetta non mi sono fatta certo pregare!.
Enzo e Biagio, questi sono i nomi dei titolari dell'attività, ci spiegano che sarà possibile prenotare i loro prodotti dal lunedì al giovedì in farmacia e passare a ritirare il cibo fresco il venerdì.
LA BOTTEGA DEL CELIACO, questo è il nome del laboratorio, è a Varcaturo, non precisamente addereto 'o vico (dietro l'angolo)... Mentre mastico un tocchetto di pizza alle melanzane (yummmm), i due ragazzi decantano anche i cornetti, la pasta fresca, il pane.
Ecco, ad un celiaco, per quanto organizzato e attivo in cucina, non far sentire mai la parola "PANE". I miei villi si sono tesi allo spasimo e mi hanno guidato (più o meno come il ratto Rémi guida il giovane cuoco di Ratatuille) verso le graffes...
DE-LI-ZIO-SE!!!!
Spiluccando qua e là,  (un pezzo di pizzetta, una zeppolina di San Giuseppe, un krapfen... uno più buono dell'altro!) ho approfittato anche per fare la spesa.
Intanto sono arrivati altri clienti, principalmente donne, che, dopo un primo momento di normalità, si sono avventate sulle guantiere! In una mezz'oretta, celiaci e non celiaci si son spazzolati tutto quello che sarebbe dovuto bastare fino alle venti!
Qualcuno è stata vista allontanarsi persino con una mappatella, termine locale per definire la doggy bag.
Bene. fin qui tutto normale.

Sabato mattina, in quella dolce fase che è il dormiveglia, vedo nitidamente i villi puntarmi alla tempia l'appendice cecale. Quelli più grossi, con il volto coperto dal passamontagna, mi intimano: o ci porti alla Bottega del celiaco o ti  facciamo venire un attacco e ti facciamo andare al Cardarelli!

-Sabato-

il tragitto

Costernata e oramai consapevole di essre alla mercè di un intestino indipendente e molto determinato, decido di assecondare questi miei villi delinquenti.
E' una giornata di sole strepitosa, andare fino a Varcaturo non sarà difficile,  devo solo capire come raggiungere l'indirizzo: via Ripuaria 158. Ho un amore vero verso le carte geografiche e un pessimo rapporto con il navigatore, per questo preferisco studiare l'itinerario prima di avere a che fare con quella voce saccentella che mi butta fuori strada due volte su tre.
"La Bottega del celiaco" ha la pagina feisbuc piena di foto e la mappa con l'ubicazione della bottega: un gioco da ragazzi! Riesco a farmi un'idea di dove andare mentre l'anacoreta dorme...
Perché io devo essere assolutamente convinta nel rispondere "Sì", quando Francesco, allarmato, mi chiederà "Ma ci sai arrivare?"
Perché ci sta pure un'altra cosa: detesto chiedere indicazioni stradali. Ci sono quelli che ti affogano di gira a destra e a sinistra e tu, alla terza svolta hai già smesso di memorizzare. Ci sono quelli che non sanno l'italiano e nemmeno il napoletano, ma parlano dialetti incomprensibili: "Tuorcete comme se tuorce 'a strada" (la strada ha una serie di curve, seguile). Ci sono quelli che invece di rispondere ti osservano fissi, muti, per almeno 180 secondi. Un tempo infinito per trattenersi dal ridere a crepapelle.
Sono le undici. Saluto Francesco, lo rassicuro, vado a fare un paio di servizi in zona e parto.
Perché, direte, il marito non ti accompagna a fare acquisti?
E se lo facesse, che anacoreta sarebbe??




Il navigatore mi manda verso Qualiano: no problem, non è l'itinerario che avevo studiato ma è una strada che ho fatto già qualche volta. Mi aspetto che poi mi porti sul  "doppio senso"... e invece no, il maledetto aggeggio mi porta nelle campagne qualianesi e io mi ritrovo a guidare lungo questa provinciale deserta che si snoda nel nulla... attorno a me piante, pianura, un po' di spazzatura e tante signorine dagli stivaloni alti e il passo dondolante... E chi si ferma per controllare la strada!!!!
Mentre guido, lievemente in tensione, ripasso mentalmente gli insegnamenti di CSI, il numero delle rapine che mi hanno recentemente raccontato e poi sento, in ordine, le parole di mia madre:
"Sei la solita pazza scatenata, prendi, ti avventuri tu sola.... alla fine il fatto che dici pure le bugie è meglio... almeno non sappiamo dove vai e non  stiamo in pensiero" (non dico bugie, al limite pecco in omissioni)
e quelle di mio marito:
"Possibile che in mano a te questo navigatore non funziona mai? Possibile che ogni volta che lo usi devi telefonarmi inviperita e devi prendertela con me? Innanzitutto non l'ho programmato io e poi tu non hai fiducia in lui..." (come potrei averne dopo che mi  ha quasi fatto finire a mare, una volta?)
Stringo i denti,  continuo lungo la strada ed il paesaggio si arricchisce di case. Bene.
Passo sul ponte della tangenziale, un sollievo! La vocetta mi dice di guidare per altri km, ubbidisco.
Praticamente 'sta str...ana apparecchiatura parlante mi fa percorre tutta via Ripuaria e mi porta a quello che secondo lei è il numero 158. E' un bar, con l'ingresso ornato da un nugolo di soldatoni NATO in uniforme mimetica. Gli omoni mi guardano e mi sorridono a cinquantotto denti. Sono  un poco preoccupata: scendo o non scendo a chiedere informazioni? Dovrei esserci quasi, anche la mappa su feisbuc indicava un luogo nei pressi della rotonda della domiziana, vicino alla quale mi trovo.
Decido di non interfacciare con i 'mmericani per i motivi di cui sopra e proseguo. Mi ritrovo in pineta e davanti all'entrata del lido "la Varca d'oro"
Torno indietro con un inversione di marcia un po' da ritiro della patente.
Sarebbe sensato orientarsi con i numeri civici, cosa possibile in ogni paese occidentale ma non nei dintorni di Napoli che stanno avanti e sono quasi come Tokyo.
Potrei telefonare alla bottega, ma a questo punto il piacere di trovarla da sola verrebbe meno... non ho fretta, il sole è caldo e l'arietta che entra dai finestrini è dolce...
Ho ripercorso il tratto abitato di via Ripuaria navigando "a vista" (mentre la saccentella continuava a dire gira a sinistra e torna indietro appena possibile con quel suo accento lombardoveneto e l'espressività di un facocero ), cercando un palazzetto bianco con ringhiera, scalini e un parrucchiere .
E finalmente ci sono!

La bottega del celiaco!

La bottega del celiaco è un negozietto piccolo e fresco fresco di apertura. Il bancone, decorato con il logo, è diviso in un lato rustico e un lato pasticceria. Dietro al banco Enzo, uno dei due ragazzi che ho conosciuto in farmacia, serve con gentilezza la signora che sta prima di me.
Mi guarda e dice:
-Salve, ma dove ci siamo visti?-
Io gli ricordo che ero alla farmacia Gaudio il giovedì precedente.
-Ah, signora, che piacere vedervi qui! - esclama lui
-Ero molto curiosa di vedere il posto e i vostri prodotti da vicino - dico io - anche perchè dopo sarà più facile ordinarli in farmacia, eventualmente-
-Ma certo,  mo' se aspettate pochi minuti esce il pane caldo caldo e pure qualche dolce, però... - e si apre in un grande sorriso - se venivate domani mattina questa parte qua- e indica il lato pasticceria - era pieno zeppo di dolci! - 
-yummmm- esclamo! -

Enzo continua a chiacchierare amabilmente mentre io osservo: le pizze hanno una bella faccia, così come i panini napoletani e tutti i prodotti salati. Mi porto via una pizzetta salsicce e friarielli e una vaschetta di frittura napoletana formato mignon, surgelata.
-Due minuti di forno tradizionale ed è come se l'aveste fritta voi!-
-Ah, non la devo friggere? - 
-Assolutamente no! Già fritta e surgelata subito. Signo', noi teniamo l'abbattitore, mica viene uguale a quelli che le mettono solo nel freezer...-
-Lo so!-
-Ecco, surgeliamo pure i cornetti, crema o cioccolato e li teniamo in offerta, tre cornetti a cinque euro-
Me li fa vedere e devo dire che i cornetti sono belli grossi e corposi, non sono "nani" come quelli confezionati.
Dalla porta che da' nel laboratorio (decorata con una bella spiga barrata), sbuca l'altro ragazzo con in mano una guantiera piena di pane: belle pagnotte brunite e gonfie, grandette e con una tessitura ruvida già piacevole alla vista.
Del profumo... non ne parliamo proprio! Una poesia!
-Stavate alla farmacia l'altro giorno, eh? - mi dice, io ripeto quello che ho detto ad Enzo
-Ma come mi fa piacere che siete venuta, giusto in tempo per prendervi il pane caldo!-
-Vedete - aggiunge Enzo indicandomi orgogliosamente le pagnotte - oggi abbiamo fatto un esperimento e abbiamo reso la superficie più ruvida con il mais, però fra poco escono anche i panini classici.-
Che dire, pure i panini classici sono proprio invitanti!

I due ragazzi hanno messo su un posto accogliente, sono garbati e simpatici, sanno vendere la propria merce e sanno anche promuoverla: hanno sia una pagina che un profilo facebook attivi, sito ben fatto e parecchi numeri telefonici da contattare.
Organizzano degustazioni in varie farmacie ed "esportano" prodotti in vari punti vendita. Organizzano anche eventi presso la loro bottega, insomma, investono in pubblicità!
 Suggerisco loro di mettere meglio le indicazioni stradali sul sito e di correggere quelle della pagina facebook che indicano un posto parecchio più avanti.

Vado via con una vaschetta di frittura, una pagnotta, due panini, un cornetto e una delizia al limone, (deliziosa solo a guardarla e della stessa grandezza di un dolce glutinoso): 15 euro.  Enzo mi fa scontrino e sconto!
Sto per andare e adocchio le zeppole di San Giuseppe appena sfornate ma mi vergogno di aggiungerne una al conto e penso alla linea... però ne approfitto per chiedere un po' di prezzi.
Dunque: i cornetti e  pizzette vengono 2€ e i dolci a grandezza naturale 3. Un euro in più al pezzo di un buon dolce glutinoso di pasticceria. Non male.
Il pane fresco è a 9€ al kg e la rosticceria, se non ricordo male, si aggira sui 19€ al Kg.
Saluto e mi dirigo verso casa: scelgo una strada che conosco, forse più lunga ma più trafficata.
La mia impressione sulla bottega è stata davvero super positiva: i ragazzi sono giovani, gentilissimi, simpatici, entusiasti e  pieni di iniziative, il posto è fresco, pulito ed accogliente, l'atmosfera è allegra e confidenziale.
Direte voi: che ce frega dell'atmosfera?
A me un po' me frega: se mi devo mettere in macchina e farmi 20 Km per approdare in un punto vendita squallido o con personale scostumato un po' ci penso...
E vediamo se i prodotti della bottega sono all'altezza delle mie aspettative...

A casa, si mangia!

Premetto: sono una persona normale dotata di normali capacità degustative e amante di ampia varietà di cibi (tradotto: me magno pure le pietre secche). Le mie sono opinioni personali che possono ovviamente non coincidere con quelle degli altri.
Bene.
La pizza con salsicce e friarielli me la sono magnata appena ritornata a casa.
Sebbene io sia dell'opinione che qualunque pizza vada mangiata IMMEDIATAMENTE dopo l'uscita dal forno e che il doppio riscaldamento nuoccia terribilmente alla regina dei piatti napoletani, giuro di aver goduto terribilmente nell'addentare questa pizzetta!  La pasta è soffice, l'altezza è alla napoletana (spiacenti, amanti delle pizze-sottiletta, a noi ci piace alta lievitata e ben cotta), gli ingredienti messi sopra sono ottimi. Mannaggia che è piccola, me ne sarei mangiate tre!!!
Poco male, mi riscaldo pure tre pezzi di frittura all'italiana, seguendo le indicazioni di Enzo.
Panzarottino, arancino e scagliuozzino (pezzetto di polenta fritta) Ottimi, non c'è che dire! Sembrano usciti dalla mia padella. E questo non per dire che so fare la frittura, ma che gli ingredienti, la qualità del fritto, la mozzarella dell'imbottitura sono come quelli che avrei scelto io.
Burp. Sono felicemente sazia.
Assaggio pure il pane, mentre lo taglio a fette e lo congelo (Ahimé, non posso fare altrimenti). Devo dire, la mia pagnotta non è perfetta (il "fondo" della pagnotta non è lievitato come la superficie) ma il sapore è eccezionale, il pane è ben cresciuto e pieno di saporitissimi buchi! Salato alla napoletana (quindi...salato!), morbida la mollica e sottile ma piacevolissima la crosticina!


Domenica mattina mi dedico alla parte zuccherosa: inizio facendo colazione con il cornetto. La prima cosa che apprezzo, di questo cornetto cotto e surgelato, è la dimensione (odio questi cibi aglutinici e nani) e la cottura: ben abbronzato e pieno di granellini di zucchero sulla superficie.
Mi lascia invece un poco delusa la consistenza, tropo compatta: Qui a Napoli ci sono due scuole di pensiero sui cornetti: quella "panosa" e quella "sfogliosa". Io ho una mia opinione precisa sul cornetto e lo preferisco ibrido (quasi impossibile da realizzare): giri di sfoglia sfogliati ma doppi, ripieno di crema ed amarena, untuosità pari allo zero, non troppo friabile, che poi ti ritrovi scaglie di cornetto anche nei calzini e non troppo panoso che se non ti bevi un litro di cappuccino ti annozzi (ti si ferma il boccone a metà esofago).
Dopo pranzo è stata la volta dell'ultima vittima, la delizia al limone e qui...
Spettacolo!
Grande la panna e la crema al limone.
Impegnativa ma interessantissima la fettina di limone.
perfetto il corpo del dolce.

I miei villi, che oramai si stanno tramutando in piccole salsicce avide di alimenti, consigliano assolutamente ai loro amici campani una visitina alla bottega del celiaco.
Io, che non avevo progettato affatto di buttar giù questa specie di recensione (e nemmeno questo numero sconsiderato di calorie!!! :-D )  spero di non aver urtato la sensibilità dei titolari della Bottega fotografando e parlando dei loro squisiti prodotti.
A proposito, le foto con la scritta "deglutinevolissimevolmente" sono le mie, le altre sono linkate dalla pagina facebook della bottega.
Quasi quasi, appena tempo e denaro me lo permetteranno, potrei anche pensare di afferrare la macchina fotografica e il block notes, mettermi gli scarponcini e fare l'inviata speciale dei miei villi...
Se qualcuno fonda "Il corriere del celiaco", "L'eco del tenue" o "Il resto dell'aglutinino" voglio fare il capo redattore!




.  




5 marzo 2013

La città della Scienza, oggi



In un prossimo futuro ci verrà forse detto
che è stata colpa della criminalità organizzata
o degli speculatori edilizi
o che i capannoni non erano a norma
Certe cose succedono se non ci sono i soldi 

per pagare il giusto numero di guardiani
per impiegare i materiali più adatti alle grandi opere
per condurre la manutenzione più scrupolosa
per mantenere la più alta efficienza degli impianti.
 

Certe cose succedono per poter ricostruire

Certe cose succedono sempre
quando non si investe in cultura...
Perché i tempi sono durissimi
e la cultura non si mangia
(Qualcuno tempo fa ce lo ha ricordato con disprezzo)
Ma oggi abbiamo imparato
che la cultura si può bruciare



La notte tra il 4 ed il 5 marzo 2013 un incendio ha distrutto la Città della Scienza,  polo museale, didattico e scientifico della città di Napoli, simbolo della rinascita dell'ex area industriale di Bagnoli.
Secondo le agenzie che si sono susseguite in queste ore La Città della Scienza era tra i muesi interattivi più all'avanguardia in Europa.
In questi ultimi anni abbiamo visto l'incuria far crollare le rovine di Pompei,
l'ingordigia inghiottire i tesori dei Gerolamini
il veleno invadere il nostro terreno.
Oggi si inceneriscono progetti e prospettive.
Basta

 (Foto tratte dall'agenzia Ansa e dalla rete)
 



3 marzo 2013

Fettuccine alla papalina

Oggi è il tre marzo e qui in Maran of Naples c'è un'arietta friccicarella e marzolina. 
In questi giorni il mio Wumpus, la dolce mascotte grigia, compie un anno ed è diventato un bellissimo, cattivissimo, intelligentissimo micione grigio scuro con sottopelo bianco.
In questi giorni compie un anno anche la mia sglutinizzazione ed è un anno che non mangio un cornetto o una pizza!
Ma l'anacoreta... L'anacoreta stamattina si è svegliato con il cuore rivolto alla Capitale e ha deciso di celebrare la strana situazione del Vaticano!
Sarà che Francesco è un uomo di spettacolo, sarà che questo improvviso clima primaverile mette allegria ma la nostra cucina si è improvvisamente tramutata in "Da Checco er carrettiere de Trastevere". Pure il gatto Tertullio (che con questo nome è calzatissimo nella parte) si è stravaccato sulla scheda audio come se fosse su una rovina dei fori imperiali.
(Per chi non ci frequenta dal vivo, è bene specificare che in cucina abbiamo sia la scheda sia altri strumenti che, oltre a produrre musica, sono anche adorati e caldi giacigli dei nostri coinquilini felini)


La ricetta delle fettuccine alla papalina l'ha trovata lui, quindi non saprei bene cosa citare,
L'anacoreta, calatosi completamente in panni romaneschi, ammette che "forze ce vorebbe er prociutto crudo" ma noi in casa abbiamo solo un bel mezzo culatello avellinese e che "du' funghetti trifolati nun hanno mai fatto male a nessuno"
Per un attimo lo vedo saltare  da Verdone a Sordi, immaginavo scegliesse di essere un Manfredi/Pasquino ma evidentemente un marito non  si conosce mai abbastanza e una frase mi toglie ogni dubbio:

 "Padreee!!!! Te sento e nun te sento!"

Con "Aniene" al comando dei fornelli e il "Sabato italiano" di Sergio Caputo in sottofondo non mi restava che partecipare al reperimento degli ingredienti e alla loro disposizione sul piano di lavoro.

Dal freezer ho preso:
  • 170 g di piselli surgelati
  • una grossa manciata di funghi misti
dal frigo:
  • una busta di panna
  • un uovo intero e due tuorli
  • mezza cipolla
  • una noce di burro
  • il culatello, dal quale ho tagliato una bella fetta spessa.
e dalla dispensa le fettuccine, glutinose per lui,. aglutiniche per lei.

Francesco, brandendo un pericolosissimo coltello di ceramica, cambia la colonna sonora e taglia il culatello a dadini, in una padella trifola la manciata di funghetti e in un'altra cuoce i piselli con  la noce di burro, le cipolle e il culatello a ritmo del principe, che dico, dell'imperatore assoluto  del cantautorato romano!
"Sotto il segno dei pesci", che disco! Forse non lo sentivo dai tempi delle prime festicciole delle medie e stamattina ci sta davvero bene.
Mentre Francesco sistema le due pentole per le fettuccine, io sbatto le uova col parmigiano e con la panna al tempo di "Bomba o non bomba". Eh sì, una pentola per fettuccine glutinose per il novello Aniene e una per le mie sglutinate (Stavolta ho provato la pasta Bioalimenta che mi è piaciuta molto)

Venditti ci accompagna con
"Sono le setteeeee e tu devi andare a scuolaaaaaaaa", 
L'anacoreta/Aniene ed io saltiamo fettuccine seguendo un complicato rituale di scolatura pasta con scostamento temporale controllato e distribuzione condimenti con sequenza agluten/gluten che potremmo applicarci una spiga barrata in fronte, tanto siamo precisi!
Due colapasta e due serie di attrezzini, forme diverse, acciaio per lui e colorati per me, che io sono celiaca e distratta e lui è glutinofago ma un po' talpa.

"Sono stato sceso sulla tera in mezzo ai mortali per riparare i primi e trionfare 'ste fettucine"

Aho', pranzare con Aniene non è cosa di tutti i giorni!
Tra una fettuccina e l'altra mi confessa che non è nemmeno sicuro dei piselli, che sulla ricetta di giallo zafferano non c'erano e in altre sì
"France' - gli chiedo - ma allora so' papaline o no queste fettucine?"
(Papaline o non son buone sì!)
"E chenneso'? - (Aniene, esci da questo corpo!!!!) - Per me so' papaline sì! Ma è un papalino - maranizzato!"
"France', a questo punto fotografo gli avanzi e lascio testimonianza scritta della mattinata... mica ti da' fastidio?"
"Ma che fastidio e fastidio!"
Smack! Pciù  - evidenti manifestazioni di gratitudine - "Sono sicura che ad altri potrebbe dare fastidio..."
"Ma io so' io e 'l'altri non so un ..."