31 dicembre 2012

La tensione del "fuori casa": come ti affronto il cenone del 31

Ecco, devo dire che un poco di tensione ci sta!
Sono solo due mesi che vivo gluten free ufficialmente (e quindi bado anche a colapasta, cucchiarelle, briciole, caccavelle, prontuario, addensanti ecc ecc) e non sono ancora bravissima nel gestire il "fuori casa".

Io sono un'atipica e apparentemente l'ingestione di glutine non mi provoca effetti collaterali.
"Che mazzo!" direte voi,
"Per niente!" rispondo io.
In questa fase di apprendimento mi sarebbe utile avere un segnale interpretabile per capire se e dove sbaglio.
(forse non è proprio così, con il passare del tempo mi sembra che il mio intestino sia sempre più... reattivo. Dovrei mangiarmi una bella pizza per capire, ma non ho il coraggio)

Il cenone di fine anno, tradizionalmente con gli amici, è di quelli che ci si organizza e ognuno porta una pietanza. Ho chiesto la disponibilità di tutti i cucinanti a tenere presente le mie nuove esigenze. Ho degli amici cari e sensibili e immediatamente si è trovato un menù mooolto compatibile con il gluten free!
Però stare senza pensiero (con tante persone che cucinano, la confusione e la mia distrazione) è assolutamente impossibile.
Eravamo moltissimi e alla fine si è deciso di organizzare due cenoni in due abitazioni diverse. Questo mi dispiace, il capodanno è una delle poche occasioni in cui riusciamo ad incontrare amici di vechia data.
Essere in pochi, invece, mi aiuta a "controllare" meglio le famigerate caccavelle contaminate ed essere serena.
L'equilibrio tra la paranoia e la reazione autoimmune è sottile e difficile da raggiungere!

Ma se io non avessi il fantastico marito che ho, forse non sarei così sportiva con la celiachia. Cucinerà per tutti una paella messicana, abbiamo scelto con cura gli ingredienti e già da ieri sera soffrigge cipolle e rosola tocchetti di pollo e maiale.
Gli altri cuochi hanno previsto semplici spaghetti con i frutti di mare (mi porto dietro i miei, con i famosi bbbuoni ho la pasta che mi spunta dalle orecchie, starò attenta a cuocerli prima degli altri) e orata al cartoccio (magari darò un'occhiata agli aromi) Coi broccoletti di Natale in padella vado di lusso! Mi sono procurata un minizampone gluten free e me lo porto dietro con le lenticchie, perchè alla tradizione non rinuncio ma ci tengo pure al villo integro!
Ho un pandoro (primo esperimento da me portato a termine, niente di entusiasmante ma meglio del confezionato) senza glutine. E poi serenità, allegria e stare insieme!

Poi, per il vostro divertimento di fine anno, voglio riassumervi le occasioni in cui mi sono trovata a mangiare fuori in questi primi sessanta giorni ufficiali.
Situazioni normali che sono diventate improvvisamente eventi stranissimi:

  #1 Festa sul luogo di lavoro: grande pranzo, grande affluenza. La cuoca ha pensato ad inserire nel menu una serie di cibi senza glutine, me lo dice di persona. "Bene - penso - se si è posta il problema avrà anche saputo come preparare". Mangio un antipasto e un pirottino monoporzione di primo piatto, chiaramente liberi dal nemico (carne e riso). Non avevo dei dolori di stomaco del genere da parecchio tempo... Vattelappesca se la signora cuoca si era improvvisata "gluten free" oppure se le materie prime facevano schife

#2 Invito a pranzo domenicale da amici: la mia amica Alessandra aveva inizialmente pensato che il mio blog senza glutine fosse dettato da un'operazione di solidarietà. Le racconto della mia odissea e lei, per nulla impressionata dalla novità, prende carta e penna e si fa spiegare cosa posso mangiare.
In pochi minuti mette su un menu adatto a tutti i commensali. A pranzo porto solo una fetta di pane per me (e dire che la mia amica ha una panetteria NEL palazzo, che profumo!!!!) e un dolce per tutti (ovviamente senza glutine, al momento riesco a fare solo un buon tiramisù). Fantastica Alessandra, pranzo rilassato, villi esultanti.

#3 Festa di compleanno: Domanda: "cosa puoi mangiare?" Risposta: "mozzarella, prosciutto crudo, verdure, carne non impanata, niente cose con farinacei usuali però..." Domanda: "Bene, avevo pensato di fare delle pizze... che dici?" Risposta: "E fai le pizze, io non me le posso mangiare ma ci sarà pure qualche altra cosa..." Risposta del padrone di casa " E come no!"
Ho mangiato mozzarella, prosciutto ed insalata per antipasto, primo, secondo e contorno. Il festeggiato si è un po' offeso per il fatto che non ho assaggiato nemmeno un pezzettino di dolce...

#4 Festa di Natale al lavoro: l'apoteosi del pane e della pizza. Farinacei insinuati ovunque, piatti pieni di rustici sfogliati (di cui vado pazza), teglie di pizze imbottite di salsicce e friarielli, peperoni, melanzane. Nemmeno una mozzarellina. Pizza di scarole, un'altra cosa di cui vado pazza, come se piovesse. Io, al centro di questa sarabanda di grano tenero con un bicchiere di coca cola in mano (gli altri due celiaci, furbissimi, si erano guardati bene dall'intervenire). I dolci, come si dice a Napoli, te li buttavano per faccia: Pandori, panettoni, mignon, cassatine. Una prova davvero durissima. Una fame inusitata.
Ad un certo punto il mio collega Alberto (glutinofago) mi ha preso sotto braccio e ha dichiarato: Basta, non mangio più. Solidarietà celiaca! Valeva la pena soffrire solo per questo!

#5 Invito a pranzo improvviso a casa del mio super super superiore capo chiarissimo illustrissimo. La circostanza era particolare e del tutto fortuita. Ero terrorizzata. Non potevo rifiutare nè potevo esercitare il controllo che avrei voluto. Ma per fortuna il mio sup. sup. chiar. ill.  è un uomo estremamente intelligente e la sua consorte ancor di più. Mi hanno descritto cosa avevano in pentola per pranzo e hanno preso atto delle mie esigenze,  hanno evitato di aggiungere la pasta ai legumi e hanno cotto  il pesce in maniera adeguata. Fantastici!

#6 Pranzo prenatalizio con parenti di mammà. Il menù è consono, diamine, sono in famiglia e sono tutti attenti. Un poco di stress nello stare dietro dietro alla signora che si occupa della cucina (colapasta, cucchiarelle, lavaggio piatti). Un poco di male di panza l'ho rimediato (anche qui il dubbio mi viene: sto diventando entericamente sensibile alle contaminazioni o è solo normale amministrazione?"

#7 Cena della Vigilia e Pranzo di Natale. Tutto perfetto, sono stata in famiglia e si è attenti al gluten free. Mia madre sta prendendo confidenza con questo modo di mangiare  e i menu si stanno ampliando. Mi sono resa conto che al di fuori del mio appartamento il "pericolo" è sempre in agguato, ad esempio ho aperto un mobiletto di cucina e mi stava per cadere in testa (e sui cibi) un pacco aperto di Manitoba poison...

#8 Pranzo del 26 dai miei cognati. Ricevo una email prenatalizia: "Ti ho già comprato pane e pasta senza glutine, conosci più o meno le cose che cucino, fammi sapere cosa puoi mangiare!"
Un pensiero delicato e davvero gentile, il pranzo si svolge senza intoppi e, soprattutto, senza glutine, con una pasta sugo e ricotta dedicata (mentre gli altri la mangiano al forno, cotture differenziatissime e possibilità di contatto ridottissime) e secondo e controni naturalmente senza glutine (agnello al forno e tantissime verdure in padella). Dopo tutti questi giorni di stravizi provo quasi sollievo a non potermi permettere le "ciociole" e dolcetti di Natale glutinosi...


Buona fine dell' anno, a tutti coloro che passeranno di qui!
Gaia


27 dicembre 2012

Paludi, Pandori e Disegni

E' il 27 dicembre, finalmente è festa!!!
Una giornata di pace, in una casa che sembra essere stata teatro di un conflitto mediorientale (il micetto più piccolo non ha risparmiato l'albero, le decorazioni natalizie e, giacché si trovava zampiàndo, nemmeno gli ultimi soprammobili e le mia scorta di marmellate fatte in casa).
Babbo Natale mi ha portato una nuova macchina per fare il pane (La mia Princess, dopo anni di onorato servizio somiglia più a Camilla Parker Bowles che alla giovane Kate e per questo pane senza glutine ci vuole la freschezza della gioventù)
Franz l'anacoreta suona il Dobro... l'ha trovato sotto l'albero, abilmente mimetizzato in un pacco informe. Non era nei miei programmi, ma tra un acquisto natalizio e l'altro,  ho avuto la fortuna di incontrare un Dobro usato. Poiché credo nei colpi di fulmine e poiché sono convinta che il chitarrotto mi abbia sorriso, l'ho comprato senza esitare. Meno male che il consorte fa il musicista altrimenti il pacco non sarebbe stato solo quello con il fiocco e sotto l'albero... :DDD
Ecco, Franz suona e la cucina viaggia verso il delta del Mississippi.
Voglio un pandoro come si deve. Quello che ho comprato mi ha deluso alquanto, non era proprio cattivo ma sembrava provenire da una confezione aperta il giorno del Ringraziamento.
Ne vorrei uno come questo qua. Prendo appunti su farine e ricette e ci scappa pure qualche disegnino (mi piace disegnare mentre si suona). I nostri tre regalucci (Dobro, MDP e la penna per gli appunti) camminano a braccetto.
Domani inizio l'avventura del pandoro.
Un dolce veneto, in un appartamento piombato nella periferia napoletana direttamente da Gaza con un sottofondo musicale della Louisiana.
Alla faccia del melting pot
Buon Natale!!!

13 dicembre 2012

GranFetta Falcopardo

 Sono giorni di lunga permanenza al lavoro, esco presto, torno tardi e mi addormento in piedi.

Per questo oggi  vorrei condividere con tutti questa ricettina semplicissima, che produce uno spuntino gustoso e velocissimo da realizzare.
 
Ma c'è un motivo molto importante per cui mi piace condividerla: me l'ha mandata il mio amico Falcopardo, pistoiese D.O.C. e me la ha anche adattata espressamente per il celiaworld.
Ho apprezzato davvero moltissimo questo pensiero e l'ho trovato davvero squisito, sia in termini pratici che morali! 
In più la ricetta della Fetta Falcopardo ha tre caratteristiche fantastiche: 
  • La prima (e la più importante) è che leggendola si sente l'accento toscano.
  • La seconda è che è per palati robusti e anche qui (pure con la contaminazione del ketchup e della mozzarella) non riesco a non pensare alla Toscana.
  • La terza è che è la trovo sinestetica e riesco a sentirne i sapori leggendola. 
Che ci volete fare? Tengo 'nu quarto 'e ggeni napulitani, nu venticinqui pecciento di geni siculi e altrettanta percentuale ligure. Dovrei essere una lupetta di mare. Invece sono prefettamente a mio agio in collina.


Ma ecco qua la ricetta, esattamente come mi è arrivata:

"allora, prendi una fetta di pane senza glutine, anche una ciabatta va bene, viene saporita anche quella.
Stendi sulla cibatta uno strato di ketciup (quello della Coop e' senza glutine ).
Dissemina la fetta con pezzetti di acciughe, abbastanza fitte, alla distanza ciascuna di 4cm l'una dall'altra.
Nei posti vuoti mettici dei capperi preventivamente strizzati ma non lavati.
cospargi di pepe, origa
no, e di una bella pioggia di noce moscata.
La noce moscata e' il segreto della fetta, non avere timore di esagerare. non fa male, anzi, fa benissimo ( non lo so pero' ai celiaci, informati ) e rende la fetta digeribilissima.
Taglia a fette un pomodoro insalataro e stendile sulla ciabatta. Un filo d'olio extravergine di oliva e
metti il tutto in forno. Io uso il forno a microonde, con il crisp che scalda sopra e sotto e rende la fetta croccante, per circa 11'. Comunque fintanto che il pomodoro non e' appassito.
A questo punto aggiungi delle fettine di mozzarella di bufala e rimetti tutto in forno ( meglio con il grill ) finche' non sono fuse.
Inebriati del profumo e assaggiale....
Brevetto Falcopardo..:-))"

Innanzitutto direi di sottolineare che, oltre al pane senza glutine, è importante che anche il ketchup e le spezie siano garantite esenti da contaminazioni glutinose (quindi in prontuario o con dicitura "senza glutine" in etichetta)
Poi... che dire: l'altro giorno un paio di gran fette me le sono tramortite... le ho infornate nel forno tradizionale perchè il mio microonde questa diavoleria "crisp" non la ha e poi ho usato qualche pomodoro ciliegino al posto di quello da insalata. Che dire... me so mangnata overo na 'culazione specìale!
E ve la faccio pure vedere, anche se non sono brava con le foto dei cibi mentre il mio amico Facopardo è un ottimo fotografo, Già sento il dolore per le bacchettate!
 
E vi dirò anche un'ultima cosa: nei pressi della cinta di mura che circonda il Tenue, ho incontrato un  Villo cortese che mi ha chiesto testualmente:"Ma 'un se ne potrebbe avere un'antra di 'odeste fettine?"

7 dicembre 2012

Il rantolo della capa di pezza

Il mio racconto di stasera, quasi in presa diretta, ha un solo scopo: sperare di strapparvi almeno un sorrisino!

Ognuno nella sua vita ha un contenzioso con qualcosa: il greco, la matematica, la squadratura del foglio, le diluizioni, le curve di calibrazione, il pan di spagna, le meringhe.

Sorvolando sul fatto che la matematica non è il mio forte, stasera io confesso pubblicamente: la mia bestia nera sono i biscotti.
Sì, i biscotti, quei cosetti multiformi che sfornano proprio tutti, anche le bambine che giocano con il Dolceforno... A me vengono una schifezza!!!
E ho un'altra cosa da confessare: i biscotti mi piacciono moltissimo! Mi piacciono quelli fatti in casa, mi piacciono quelli del mulino bianco, mi piacciono quelli allo zenzero che si comparno da Ikea e, soprattutto, vado pazza per i chips ahoy americani... quanti ricordi!!!
La mia precedente vita glutinosa non è molto lontana nel tempo, credo che sia normale, ogni tanto, provare nostalgia per un biscotto.
A questo punto devo vuotare il sacco completamente: ho provato un tre-quattro tipi di dolcetti senza glutine e
... bhe...
... diciamo...
... così così....

Sarà anche per questo che stasera ero ritornata a casa con velleità biscottiere!
Avevo visto queste piccole palline qua, semplici semplici e naturalmente senza glutine. Al pensiero della farina di mandorle il mio 25% di geni siculi si è risvegliato e ha fatto la ola mentre i villi del tenue si sono accomodati al tavolino del bar e hanno ordinato chi un té, chi una cioccolata calda.

Innanzitutto ho messo a fare un bel brodo di carne per la cena, poi i merluzzetti per i portatori di orecchie a punta e infine... infine mi sono dedicata ai miei agognati

Sospiri delle monache...

150 gr farina di mandorle°
150 gr zucchero al velo°
1 albume
1 cucchiaino di scorzetta di limone grattugiata

°questi ingredienti devono essere garantiti senza glutine (quindi riportare il simbolo della spiga barrata o la scritta "senza glutine" o essere presenti nel prontuario dell'AIC


Ho rispettato la ricetta senza lasciarmi andare a pericolosi cambiamenti. Ho mescolato ben bene zucchero e farina, ho amalgamato l'albume e la scorzetta grattugiata e ... hopla, ecco un bel composto. E pure buono! Io sono una fenomenale assaggiatrice di "cruditées", termine che ho inventato in questo momento e riferirei a qualsiasi intermedio di lavorazione culinaria.
Nel frattempo il consorte mi allieta con la visione della partita.
Sfodero il mio fantastico tappetino di silicone fuxia, faccio le palline (che sono un po' appiccicosicce) ben distanziate e inforno.
Mi lecco le dita inzuccherate, lavo la terrina e do un'occhiata nel forno...
Il mio "Odddiiiiioooooo" è stato tale e quale a quello delle casalinghe disperate della trasmissione radiofonica di Lillo e Greg!
Le mie palline si sono squacquariate* sulla teglia e sono diventate dei dischi mollicci che piano piano, si stanno fondendo tra di loro...
Le osservo inorridita,  piadine di pasta di mandorle che tentano di gonfiarsi e, con il calore del forno... si agitano!!! Uno spettacolo inquietante!!!
Chiamo il consorte che guarda anche lui attraverso il vetro e poi:
"Che cosa avrebbero dovuto essere?" chiede con molto tatto.
"Biscotti... Sospiri delle monache, si chiamano"
"Direi piuttosto... - e qui non riesce quasi a trattenersi -  ... rantoli!!!"
In quei trenta secondi che dedichiamo ad una sonora risata, i sospiri/rantoli dispettosi si saldano  rapidamente tra loro in un unico pianoro marrone scuro.
"Ma si sono anche bruciati?"
"Nooooo, bruciati no... solo un paio un po' arruscati**" mento io
"CIccina..."  mio marito mi guarda obliquamente come per aggiungere "a chi vuoi fare fesso?"

Apro lo sportello...
 

e questo è lo spettacolo!
A questo punto il consorte esclama:
"Ma questi rantoli delle cape di pezza*** sono parenti stretti del manto del monaco di mia madre!"
(Per la cronaca "il manto del monaco" era una torta margherita bruciacchiata che la buonanima di mia suocera spacciava per una specialità pugliese)
 Un pezzetto di rantolo lo abbiamo assaggiato: caramelloso e sbruciazzato, abbastanza immangiabile! Allora, con pazienza, ho aspettato che si raffreddasse tutto e ho staccato i vergognosi biscotti dal tappetino. Son venuti via in un sol pezzo, color terra d'ombra...

*squacquariare: questo verbo illustra un cambiamento di stato da solido a liquido e generalmente descrive qualcosa che è a metà del cambiamento. Ne ignoro assolutamente l'ortografia.

**arruscato: si dice di qualcosa abbrustolita al punto tale da essere quasi sbruciazzata ma ancora di buon sapore.
*** capa di pezza è un modo napoletano di appellare le suore, riferendosi al velo che portano sulla testa


Ovviamente non li ho cosparsi di zucchero al velo come dice la ricetta originale ma ... li ho tirati dritti dritti nel secchio della spazzatura! Ho avuto solo un attimo di incertezza: un rantolo carbonizzato va nell'umido o nell'indifferenziato?
Sarà stata la maledizione che mi perseguita, l'assenza di adeguata colonna sonora (una telecronaca di partita sarà adatta ai biscotti?)  o il forno vintage?
A proposito di ricetta originale: sono sicura che sia perfetta (tra l'altro viene da fonte D.O.C.) e che in altre mani sia in grado di generare zuccherosissimi sospiri delle monache...


E anche per stasera la vostra inviata dal Tenue vi saluta e vi da' appuntamento alla prossima ricetta/storiella
(per inciso questo bar che hanno appena aperto qui nel Tenue è una schifezza, ci hanno servito il té ma mancano i pasticcini!)


5 dicembre 2012

Ce cheeeeeee?


Il signor Enzo  è uno dei pazienti storici del mio capo. Più che un paziente oserei definirlo come un frequentatore costante del reparto e, come tutti gli abituali, ha avuto modo di conoscere anche me .
Qualche giorno fa, io armeggiavo con il computer mentre il signor Enzo  e un suo parente mostravano al mio capo analisi e referti vari.  Ad un certo punto mi allontano dalla scrivania, il signor Enzo mi osserva attentamente e mi fa:
"Dottore', ma stai propio bene, si' dimagrita ca pari 'na guagliuncella"
(Dottoressa, ti trovo in forma, sei talmente dimagrita da sembrare più giovane)
"Grazie, grazie mille - rispondo io  e lui rincara i complimenti. Come sempre fa il fariniello, termine che, al mio paese, indica un uomo che ci prova in modo tollerabile.
Mentre ridacchio tra me e me, pensando che una signora celiaca è giustificatamente intollerante all'uomo fariniello, il mio capo cerca di stemperare la rozzeria del suo paziente:
"Gaia ha perso davvero molto peso da quando ha scoperto..."
Il signor Enzo mi guarda interrogativo
"Ho scoperto - continuo io - di essere celiaca"
"Ceeeee cheeeee?" il signor Enzo mi guarda tra lo smarrito e il lievemente innervosito, come se avessi usato un termine inappropriato davanti al Professore, suo medico e mio capo.
"Niente niente, signor Enzo - cerco di spiegare alla buona -  praticamente non posso mangiare pane e pasta, però..."
Il signor Enzo non mi lascia finire la frase, sorride a 42 denti e poi sghignazza con fare ironico:
"Macccccheeéééé!!!!"  (e qui immaginatelo con una mano a cuppetiello che si agita freneticamente)

"Dottore',  ma come? ve lo devo insegnare io che faccio il carrozziere?
Poco di tutto, basta mangiare tutto, ma POCO e si rimane sempre in buona salute!"
E poi, sottovoce,
"Niente pane? Niente pasta? tsè!!"

3 dicembre 2012

Pan e Pat




La mia cucina è un posto incasinato e surreale dove più attività convergono e spesso convivono in una sarabanda di sapori e suoni. Capita spesso di avere una colonna sonora mentre si mettono le mani al lavoro.  Negli anni ci siamo resi conto  (perché io e il consorte dividiamo equamente l'impegno ai fornelli) che alcuni cibi amano essere cucinati con ritmi particolari. Ad esempio il nostro ragù  preferisce un buon Pino Daniele d'annata per pappoliare come si deve mentre le lasagne vanno possibilmente infornate con un sottofondo lounge
Mi era finito il pan de queso e io senza i miei panini non posso stare.

Il Pan de Queso  (per l'esattezza Pão de Queijo visto che è brasiliano) è uno dei miei cavalli di battaglia sglutinati. Trovato per caso sui ripiani del settore "cibi internazionali" del supermercato, è diventato mio fedele e gustoso compagno; anzi... di accompagno e ha trovato un posto d'onore nel mio quadernetto dei buoni e cattivi.
Sulla confezione la dicitura "gluten free" è bene evidente ma credo che sia riferita ai parametri del paese di origine.
Sto imparando un sacco di cose: paese che vai, parti per milione che trovi. Se però questo mix sembra essere gluten free per i brasiliani, per gli americani e per i britannici  potrà esserlo anche per un tenue italiano ed inesperto come il mio?

La composizione del mix è a base di fecola di manioca (polvilho azedo*), amido di mais e altre cosette sparse.
Invece di mettermi a caccia del famigerato polvilho e darmi alla produzione casalinga di formaggiosi panini brasileri, mi sono pigramente adagiata sulla confezione acquistata e sulle sue istruzioni.
Che sono facilissime, basta grattare via l'adesivo scritto in tedesco e leggere quelle che ci sono sotto...
Si mette il mix di farine in una bella ciotola, si aggiungono una mezza tazza d'acqua e due uova e si impasta fino ad ottenere una bella palla soda, liscia e molto morbida.
Ma è domenica e quindi ho chiamato la mia vecchia amica Princess, compagna di tante panificazioni glutinose e non e le ho chiesto di impastare un po' per me. E lei mi ha chiesto:
"Embè? e tu che mi fai ascoltare?"
Il consorte, lesto di mano, fa partire un grande First circle di Pat Metheny. Io ci avrei visto più qualcosa di tipico e locale ma evidentemente al pan de queso il Metheny non dispiace.  
Divido l'impasto in una decina di palline che inforno per una ventina di minuti. Sulla temperatura del forno posso fare solo delle supposizioni perché il reperto archeologico è a gas e ha mille spifferi. Fatto sta che le infilo dentro a forno caldo (ma non bollente) appoggiate su uno di quei tappetini di silicone da forno (che ho comprato con la scusa delle contaminazioni ma che in realtà ho preso solo perché è di un rosa fuxia esagerato)
Sarà il tappetino, sarà it's for you o la chitarra di Pat ma le pallette di pane si gonfiano, si cuociono, si dorano e poi si croccano! Son belle, tonde e soffiate con un simpatico profumo di formaggio.
Il consorte sostiene che puzzino un po' di calzino usato, ma noi non diamo retta al consorte (per noi stavolta intendo me e il micio biancogrigio che ama assaggiare qualsiasi cosa sia mangiabile) e ci pucciamo il pan de queso anche nel latte e caffè la mattina a colazione.

Sì, lo so, forse questo è esagerato ma io, ai tempi d'oro, nel caffelatte mi azzuppavo pure la pizza. Una pallina me la pappo subito, è domenica e non voglio sapere niente! Le altre le congelo e  giorno per giorno attingo dal freezer e ne riscaldo una nel microonde.
Bone, bone, bone, tutti i villi in ricrescita esultano quando ne vedono una, vuoi che sia sempliciotta e vuota, vuoi che sia foderata con una sottile fettina di prosciutto, vuoi che sia imbottita con una virgola di burro ed un cucchiaino di marmellata...

E qui dal tenue, con un leggero sottofondo di cabasas, per oggi è tutto,
 alla prossima!





*curiosità sulle differenze tra amido, fecula, polvilho...